Il paesaggio prealpino

Geografia umana

Considerazioni antropogeografiche

Monti di Caviano: esempio di architettura montana
Monti di Caviano: esempio di architettura montana

Dalla morfologia del rilievo dipese la natura di barriera e, al contempo, di corridoio geografico del "paesaggio prealpino". Così se da una parte vennero definendosi aree culturali conservative, storicamente poco aperte all'influenza delle sottostanti pianure, dall'altra l'organizzazione delle territorialità prealpine subì le azioni di quella fascia pedemontana che, strutturandosi sui conoidi fluviali e tra le alture moreniche poste allo sbocco delle grandi valli, andò costellandosi di centri urbani densamente popolati e industrializzati, quali: Varese, Como, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Bassano, Vittorio Veneto, Udine e Gorizia.


Cascina a Morazzone (Varese)
Cascina a Morazzone (Varese)

La complessità del "paesaggio prealpino" nasce quindi della commistione di usi differenti del territorio, a seguito dei quali stili di vita specifici dell'ecosistema montano si sono gradualmente amalgamati con occupazioni più propriamente urbane. Così lo svolgimento delle attività rurali si intrecciò sovente con le possibilità offerte dalla sottostante Pianura Padana; non casualmente gli incolti dell'alta pianura milanese furono spesso meta delle greggi transumanti provenienti dal Nord. Di converso, le regioni collinari e montuose delle Prealpi assursero talora al delicato ruolo di volano per lo sviluppo delle produzioni industriali cittadine; si pensi, ad esempio, alle relazioni intercorse tra bachicoltura e industria serica, oppure alla forte dipendenza della siderurgia lombarda dalle risorse idriche della zona prealpina.

Busto Arsizio: industria tessile
Busto Arsizio: industria tessile

Alle aree industrializzate del pedemonte e dei fondo valle fece dunque da contrappeso il paesaggio rurale della fascia collinare subalpina. Sulla base di simili considerazioni, non sempre è pertanto possibile ravvisare nelle differenti località prealpine delle "regioni ergologiche", ossia "distribuzioni [geografiche] tipiche di certi oggetti o metodi di lavoro", come talora hanno inteso geografi ed etnografi. Le Prealpi sono andate infatti articolandosi quale ambiente morfologicamente aperto a contaminazioni culturali esterne, come d'altro canto potrebbe dimostrare il rapido censimento degli attrezzi agricoli utilizzati nella coltivazione dei campi. Così la presenza di "zappe genovesi" a Vergeletto nel Canton Ticino o di "pale bresciane" in alcuni centri rurali della Toscana, indicano migrazioni e commerci, probabilmente di età medioevale, che travalicano i confini dei mercati e delle produzioni locali. Il risultato non è un appiattimento delle diversità culturali, ma una semplificazione tipologica talvolta indotta dalla maggiore o minore funzionalità degli oggetti tecnici.


Cascina a Viggiù (Varese)
Cascina a Viggiù (Varese)

Le Prealpi hanno dunque intrattenuto con le sottostanti pianure rapporti fecondi e selettivi. Una relazione punteggiata, inizialmente (XV secolo), dalla parziale disgregazione dell'organizzazione collettiva tipica delle comunità montane, quindi dalla penetrazione borghese e capitalistica nelle vallate e dalla più recente dissociazione del legame uomo-natura che, con l'espulsione dell'uomo prealpino dalle proprie montagne, è stata premessa alla "ricolonizzazione" dell'ambiente subalpino da parte degli interessi urbani. La varietà e la complessità del "paesaggio prealpino" devono quindi essere necessariamente rapportate agli andamenti storici dell'intera regione padano-prealpina.

Ciononostante, tutt'oggi, le Prealpi conservano ancora un'immensa varietà di comportamenti e adattamenti culturali, senza dubbio indotti dalle singole iniziative locali, oltre che da chiusure e persistenze legate a comunicazioni non sempre facili. A tal proposito è significativo il lento processo di penetrazione delle tecnologie informatiche in molte località montane che, di converso, si sono distinte nell'utilizzo di sistemi energetici innovativi. La fascia prealpina si sottopone perciò ad un'ampia varietà di letture, conseguenza di una continua ed articolata commistione tra modernità e tradizione, passato e futuro, sulla base della quale è andata strutturandosi la complessità del suo paesaggio.